Per il 2021, l’ACE innovativa potrebbe salire dall’attuale 1,3% al 15%. È quanto prevede il Decreto Sostegni bis a supporto delle imprese.
Qualora entrasse in vigore, la misura porterebbe a un consistente aumento dell’aliquota applicabile agli incrementi di capitale proprio effettuati durante l’anno in corso.
Con il Decreto Sostegni bis, l’aiuto alla crescita economica (ACE) potrebbe trasformarsi in un importante strumento a garanzia della salute delle imprese: se dovesse entrare in vigore, gli aumenti di capitale proprio effettuati nel 2021 beneficerebbero di una deduzione fiscale calcolata su un rendimento nozionale del 15%. Una misura che vuole essere incisiva, soprattutto a fronte del significativo aumento del coefficiente di remunerazione, precedentemente fissato all’1,3%.
Il rendimento nozionale del 15% verrebbe dedotto dal reddito imponibile, con la possibilità di trasformarlo in credito di imposta o di cederlo a terzi.
L’introduzione di questa nuova misura costituirebbe non solo una forma di sostegno per tutte le imprese che potranno beneficiarne, ma anche un modo per disincentivare il ricorso al capitale di terzi sottoforma di finanziamenti. A fronte dei bassi tassi di interesse, quest’ultima si presenta infatti come una prospettiva allettante, che rischia però di mettere gli istituti di credito ulteriormente sotto pressione.
Nel contesto attuale, le banche stanno gestendo volumi significativi di NPL, dovendo al contempo garantire l’accesso al credito necessario a sostenere la ripresa economica. In tale contesto, l’ACE al 15% andrebbe a inserirsi nel pacchetto di misure varate dal Governo al fine di garantire la stabilità del nostro sistema bancario.
Ricordiamo che Moody’s ha recentemente rivisto in positivo le sue aspettative sul sistema bancario italiano per il 2021: l’insieme dei provvedimenti adottati dal Governo e dalle banche centrali starebbe dando i suoi frutti, incidendo positivamente sulle previsioni in merito all’evoluzione del PIL. D’altra parte, non vanno sottovalutati i campanelli d’allarme, che avrebbero spinto tra l’altro a estendere ulteriormente la moratoria sui prestiti fino al 31 dicembre 2021.
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