Nonostante la pandemia da Coronavirus, la NPE ratio è in decrescita costante dal 2016. Fatto salvo un moderato aumento previsto per il 2022 e il 2023, nel 2024 dovrebbe tornare nuovamente al di sotto della percentuale registrata nel 2020.
Questo lo scenario presentato dall’ultimo rapporto sul mercato degli NPL di Banca Ifis – Mercato delle transazioni NPL e industria del servicing – da cui emerge un outlook tutto sommato positivo. Le sfide da affrontare comunque rimangono e la loro gestione richiede interventi mirati che sappiano coinvolgere tutti gli attori in gioco.
Guardiamo ora un po’ più da vicino i dati pubblicati da Banca Ifis.
La Non-Performing Exposure delle banche italiane ha cominciato a calare nel 2016, quando dal 17% registrato nell’anno precedente è passata al 16,3%. Nel corso degli anni successivi ha continuato a scendere in modo significativo, fino ad attestarsi al 7,6% nel 2019 e al 5,5% nel 2020.
Dal 2020 in poi, possiamo osservare un buon grado di stabilità, sia per quanto riguarda i dati registrati nel corso dei primi tre trimestri del 2021, sia per quel che concerne le previsioni fino al 2024.
La NPE ratio per il 2021 (dati accertati per i primi tre trimestri e previsione per il quarto) ammonta a circa 5,075%. Sarà quindi inferiore al 2020 (5,5%) e al 2019 (7,6%), quando ancora la pandemia non aveva prodotto alcun impatto sul settore dei crediti.
Per il 2022 e il 2023 è invece previsto un lieve aumento – la previsione è in entrambi i casi del 5,3% – ma sempre in linea con i livelli registrati negli ultimi anni e ben lontana dal picco raggiunto nel 2014 (17,1%). Tale incremento sarebbe peraltro destinato a riassorbirsi entro il 2024 (4,9%).
In conclusione, i dati ci mostrano uno scenario in cui il nostro sistema bancario appare abbastanza solido da poter affrontare l’emergenza NPL generata dalla pandemia.
Nonostante l’aumento dello stock di crediti deteriorati, la NPE ratio non sembra destinata a subire grandi variazioni al rialzo nel prossimo futuro. Tale risultato è senz’altro in buona parte da attribuire alle strategie messe in campo dalle Banche centrali, come pure dal nostro Governo. Grazie a una serie di interventi mirati, la situazione è stata tenuta sotto stretto controllo. In questo hanno certamente aiutato le norme più ferree in materia di bilanci bancari, introdotte ben prima della pandemia.
Ma c’è anche un altro fattore che, secondo gli esperti del settore, avrebbe fatto un’enorme differenza. Ci stiamo riferendo allo strumento della cessione e all’intervento dei servicer, che stanno dando un notevole contributo a mantenere la NPE ratio a livelli costanti anche nel contesto post-pandemia.
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