Nel 2022, il tasso di deterioramento del credito delle imprese italiane è aumentato per la prima volta dopo dieci anni, arrivando al 2,3%. In base alle previsioni per i prossimi anni, sarà probabilmente destinato a salire fino al 3,8% nel 2023 per poi scendere al 3,4% nel 2024. Questi sono i dati diffusi dall’Outlook Abi-Cerved 2022-24, ripresi tra l’altro anche da un articolo recentemente apparso su Repubblica.
Pur trattandosi di valori ben inferiori rispetto al picco registrato nell’ormai lontano 2012, quando era stato sfiorato il 7,5%, sono comunque una spia indicativa di una situazione non esattamente rosea.
Alla luce degli eventi che si sono verificati nel corso degli ultimi tre anni – che hanno generato strascichi inevitabili sull’intero sistema economico del nostro paese e non solo – l’aumento del tasso di deterioramento era in buona misura prevedibile. Possiamo infatti affermare con ragionevole certezza che pandemia, guerra e inflazione con conseguente adeguamento dei tassi di interesse abbiano giocato un ruolo determinante.
In particolare, l’aumento dei tassi di interesse ha colpito tutte quelle imprese che hanno aperto una linea di credito presso un istituto bancario, oppure che hanno optato per il prestito a tasso variabile. Non a caso, anche il report di Abi-Cerved sottolinea come l’aumento del tasso di deterioramento del credito sia stato in larga parte determinato da questo fattore, oltre che dall’aumento dei costi dell’energia e di alcune materie prime strategiche.
In questo quadro, si inserisce inoltre la fine delle moratorie messe in atto durante la pandemia, un dato di fatto che ha messo in luce alcune situazioni precarie pre-esistenti ma rimaste congelate fino a questo momento.
Seppure sul fronte dei crediti deteriorati la situazione sembrerebbe essere tutto sommato sotto controllo, è anche vero che i campanelli d’allarme non vanno mai sottovalutati. Non possiamo che ribadire l’importanza di tenere la situazione costantemente sotto controllo tramite l’implementazione di strategie di gestione efficaci e lungimiranti.
In questo senso, dal nostro punto di vista conviene puntare in primo luogo su un recupero che sia sostenibile per tutte le parti coinvolte e che tenga conto delle specificità che caratterizzano ogni singola situazione. Lo strumento della cessione si è finora dimostrato efficiente, in particolare grazie al coinvolgimento di quei servicer, generalmente di piccole e medie dimensioni, che puntano alla massimizzazione delle probabilità di recupero e alla rivalorizzazione del credito adottando un orizzonte temporale di medio o lungo termine.
CI NPL è la società del Gruppo Case Italia che si occupa di acquistare, gestire e recuperare pacchetti di crediti deteriorati in collaborazione con i maggiori istituti di credito italiani.
Il nostro operato si fonda su strategie di gestione degli NPL immobiliari sostenibili e concepite ad hoc, con l’obiettivo di massimizzare le possibilità di recupero e di preservare il valore dei crediti deteriorati.
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