L’accordo sul Recovery Fund raggiunto in seno all’Unione Europea lo scorso 21 luglio porterà all’Italia una consistente iniezione di liquidità: 209 miliardi – 127 dei quali sottoforma di prestiti e gli altri 82 a fondo perduto – a sostegno della ripresa economica e delle imprese.
All’interno di questo scenario favorevole, rimane però da capire come si evolverà il fenomeno degli NPL, il cui sviluppo viene costantemente monitorato sin dalle prime fasi della crisi causata dal Coronavirus.
Il Recovery Fund vuole evidentemente rispondere a una delle conseguenze più immediate – e anche più pericolose – generate dalla crisi da Coronavirus: la carenza di liquidità che ha investito il nostro sistema economico, come pure quello di altri Stati membri dell’Unione europea.
In buona sostanza, si vuole evitare una battuta d’arresto della nostra economia, che porterebbe a rallentare se non addirittura a comprometterne la ripresa. L’aumento significativo dei crediti deteriorati nel nostro paese ha inevitabilmente imposto delle restrizioni per quanto riguarda l’accesso al credito. Ecco quindi che un’iniezione di liquidità si presenta come la migliore soluzione per favorire l’erogazione di finanziamenti e, di conseguenza, la produttività delle imprese.
Fin qui tutto torna, ma occorre soffermarsi anche sui possibili risvolti indesiderati a livello di gestione dei non-performing loans.
Se in questo momento possiamo essere tutti concordi sul fatto che iniettare liquidità nel sistema sia probabilmente l’unico modo per favorirne la ripresa, d’altra parte l’evoluzione degli NPL dovrà essere tenuta sotto stretto controllo. Il Fondo per la ripresa non è certo privo di condizionalità ma, a fronte dell’urgenza di far ripartire il sistema, si insinua comunque il rischio di assistere a un nuovo aumento dei crediti deteriorati.
Occorre in particolare considerare l’eventualità in cui nuovi flussi di finanziamento si dirigano verso quegli attori del sistema economico che presentano un elevato rischio di insolvenza, le cui difficoltà finanziarie non si limitano a una temporanea mancanza di liquidità.
In definitiva, attualmente non siamo in grado di prevedere con precisione come evolverà il mercato degli NPL nel corso dei prossimi anni. Molto dipenderà dalle modalità attraverso le quali verranno distribuiti i 209 miliardi del Recovery Fund. In ogni caso, il fenomeno degli NPL nel nostro paese dovrà continuare a essere costantemente monitorato.
CI NPL è la società del Gruppo Case Italia che si occupa di acquistare, gestire e recuperare pacchetti di crediti deteriorati in collaborazione con i maggiori istituti di credito italiani.
Il nostro operato si fonda sull’ottimizzazione delle probabilità di recupero e sulla conservazione del valore, due obiettivi che possono essere raggiunti soltanto attraverso un’attività di gestione strategica e sostenibile.
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